La comicità francese ha qualcosa di non sempre comprensibile nel resto d’Europa (o piuttosto, forse, nel mondo) toccare temi familiari ed esistenziali come l’adolescenza o piuttosto l’amicizia tra due adolescenti in cui una si innamora del padre dell’altra viene trattata con una leggerezza tale da spaccare lo spettatore tra: la normalità comica di quel qualcosa moralmente assurdo e la modernità che rende il moralmente assurdo normalità. Il confine francese della commedia satirica è talmente sottile da essere impercettibile e spesso si finisce per indignarsi piuttosoto che divertirsi, laddove niente è fatto per commuoversi perchè la commedia francese non è mai tragica. Vincent Cassel e Francois Cluzet ci provano a rendere la pellicola un’opera stellata ma l’inesperienza di Jean-Francois Richet, rende più brave le giovani protagoniste, di certo più spontanee e ingenue (caratteristiche essenziali per la giusta satira) piuttosto che i due famosi attori. Non male la fotografia, dai toni nostalgici, superata solo dalle bellissime ambientazioni. Una visione da ripiego, al cinema non c’era altro che non avessi già visto, colma di pentimento.