Cattivo, anzi cattivissimo, ma solo su grande schermo: Luca Marinelli, alias lo Zingaro, il villain del film-evento dell’anno, Lo chiamavano di Jeeg Robot, si confessa ai giovani giurati del Giffoni Film Festival con un mix di autoironia e poesia: “Ho sudato pure la giacca mentre parlavo con loro – ammette, serafico – spero solo di aver dato risposte adeguate. Mi sembra un’altra delle cose belle che sto vivendo in questo anno magico”.
Ai ragazzi del festival ha consigliato di tenere fuori dai sogni rabbia e invidia: “State molto attenti a non rovinare la vostra energia – ha detto loro – rimanete sempre puliti, senza giudicare o parlare male di nessuno. Tempo fa ci sono cascato anchh’io ma ora ho capito che se alcune cose non avvengono forse la colpa è in parte mia. Meglio pensare alle cose belle da fare”.
Per lui la recitazione non è solo lavoro: “Il film – spiega – è la metafora della vita: comincia, si svolge e finisce. Difficilmente però a fine riprese riesco a
distaccarmi da un personaggio”.