Penalty di Aldo Iuliano ha trionfato alla terza edizione del CFF-Civitanova Film Festival. Una storia di immigrazione inusuale e cruda, senza mezzi termini. Utilizza il calcio, lo sport dei ricchi, per raccontare una storia di uomini che in un campo da calcio si giocano la vita e la libertà a costo anche di vendersi la dignità. Struggente e silenzioso, lascia lo spettatore impietrito perché incapace di rispondere all’estremo sopruso senza rischiare di essere banali precursori di un falso moralismo o, alla meglio insensibili ignoranti.
Il cortometraggio si è portato a casa il Premio Stelvio Massi e quello come Miglior Regia.
Noi di RadioSelfie abbiamo raccolto le parole del regista qualche minuto dopo la vittoria.
Il silenzio, che spesso viene visto come qualcosa di negativo e che invece penso sia un segnale di riflessione, è stata la risposta del pubblico al suo lavoro. Quanto è stato difficile raccontare una realtà dei giorni nostri, toccando dei temi importanti nella giusta misura? Questo è stato argomento di discussione anche con Marco Spoletini, il montatore, proprio sul finale: io volevo assolutamente che la scritta PENALTY (il titolo del film n.d.r) ti permettesse proprio di far ribollire dentro tutta quella serie di emozioni che hai potuto provare. Il corto inseguiva esattamente questo, darti un pugno nello stomaco e farti provare quasi quel tipo di sensazione, stare lì in quel campo, giocare una partita di calcio che calcio non è ma serve solo come metafora per raccontare una condizione umana. Il primo obiettivo è sempre stato quello, dall’inizio con gli sceneggiatori, il lavoro con i ragazzi e fino al montaggio finale, abbiamo inseguito questa serie di emozioni da far provare qui e lì in maniera anche non cronologica perchè penso che il cinema sia questo: regalare ad un pubblico emozioni forti, senza mezze misure.
Lo stesso svolgimento è senza mezze misure. E’ una scelta voluta. Assolutamente. Io appronto un lavoro molto preciso a partire dalla sceneggiatura, mi aiuto con gli storyboard, dove abbiamo ragionato sul taglio di ogni singola inquadratura, per arrivare a questo svolgimento in crescendo; la partita la racconto con diversi tagli sempre più a stringere con le inquadrature necessari.
Anche l’utilizzo del calcio, lo sport che oggi seguono tutti, anche quella è una scelta ponderata su cosa? Mi piaceva il paradosso di raccontare attraverso un gioco che fa esultare le persone e che in questo caso ti permette di riflettere al contrario, venendo usato contro.
C’è un regista a cui si è ispirato? Penso che le ispirazioni siano inconsce, le hai in testa e sono frutto di un percorso. L’ispirazione può anche arrivarti da una persona che fa’ un altro lavoro e tu neanche lo sai che poi finirai per utilizzarla dentro quelle immagini.
Prossimi progetti? Spero in un lungometraggio, stiamo lavorando da un po’ sulla sceneggiatura. Sto rientrando da Cannes proprio per degli incontri in merito. Penso che dobbiamo continuare a difendere le nostre storie cercando di non scendere a compromessi, per quanto possa essere difficile, dobbiamo cercare di perseguire questa strada.