Il genere horror ha perso il mordente, lo smalto degli anni che furono, ma questo è ormai noto da tempo. William Brent Bell spazia ottimamente nel genere pur utilizzando come fulcro una bambola, strumento ansiogeno già più volte sfruttato; riesce ad inserirlo in un contesto nuovo, ben strutturato, per tutto il primo tempo e poco oltre ma amplia il tutto con un finale quasi eccessivo, che finisce per scardinare l’ottima struttura narrativa che inizialmente aveva fatto capolino. Affascinante la location buona anche la fotografia che riprende le tinte buie, necessarie a ricreare le atmosfere affinchè si materializzi la giusta suspance e anche se il cast non fa da protagonista, il regista riesce a tenere l’attenzione e si denota il suo sguardo esperto, la sua filmografia è basata solo su film di genere horror. Sembra però quasi timoroso di osare, di andare oltre, con la volontà di tenersi al confine di una narrazione che, se approfondita nel modo giusto, sarebbe stata capace di soddisfare forse anche lo spettatore più esigente. E’ come aspettare costantemente il decollo di un potente aereo e accontentarsi invece di sentirne solo il rombo dei motori che girano; non ci si addentra mai nell’abisso del terrore, come ad avere paura di cadere nel buio sottostante piuttosto che assorbire lo spirito necessario per farsi avvolgere dalle tenebre.